venerdì 16 gennaio 2009

Addio, Presidente esportatore.



Il presidente Bush ha dovuto fare i conti con il discoso di addio alla Nazione. Avrerbbe certamente voluto evitarlo, visto che ormai otto amricani su dieci dichiarano di non volerlo neppure più come semplice senatore. Ha ammeso degli "errori", ma ha rivendicato di avere lasciato il mondo più libero di come l'ha trovato. "Ci sono cose che farei diversamente se ne avessi la possibilità", ha deto il presidente in diretta a reti unificate. "Ma - ha aggiunto - ho sempre agito nel miglior interesse della nazione".

Quel che ho visto io, era un uomo in palese imbarazzo, davanti ad una Nazione stanca della sua presidenza, che cercava invano di sottolineare i meriti dei suoi otto anni di presidenza. "Lascio un'America più sicura in un mondo migliore e con più democrazia", è in sintesi il bilancio dell'inquilino della Casa Bianca.

"Più democrazia". Cosa è la democrazia?

Io in questi otto anni di presidenza ho solo visto guerre, torture, privazione dei più elementari diritti umani. Il signor Bush, che dovrebbe essere processato davanti alla corte dei diritti dell'Aja, con la sua politica di guerra e distruzione, ha provocato la morte di MILIONI di persone. Ha legalizzato la TORTURA creando Guantanamo, dove ogni anno migliaia di uomini vengono rinchiusi, torturati, umiliati, senza un avvocato, senza un processo, solo per essere stati individuati come "sospetti" terroristi.

Si chiama forse "democrazia" esportare governi fantoccio a suon di bombe? La "crociata democratica" contro le armi di distruzione inestintenti di Saddam ha portato un paese come l'Iraq all'annientamento umanitario. E questo per qualche barile di petrolio.

Allora ci sarebbe da chiedere all'ormai quasi ex presidente:

DOVE HA VISTO LA DEMOCRAZIA?

Vogliamo davvero analizzare l'esportata democrazia in Medio Oriente?
In Egitto, nominalmente una democrazia, Mubarak ha varato riforme costituzionali antidemocratiche volte ad assicurare la successione al ruolo di primo ministro di suo figlio Gamal. Riforme annunciate al lunedì è confermate con un referendum costituzionale la settimana successiva; un referendum nel quale hanno votato soltanto i fedelissimi del partito di Mubarak, visto che le altre forze politiche si erano rifiutate di prendere parte ad una farsa del genere. Nessuna cancelleria occidentale, e ancora meno il Dipartimento di Stato americano, hanno avuto nulla da eccepire. Anche in Italia poco interesse, i “democratici” dormivano. I governi regolarmente eletti di Libano e Palestina (gli unici due paesi musulmani con elezioni veramente democratiche nell'area) hanno fatto una brutta fine; all’avanzare di Hezbollah in Libano ha risposto un’invasione israeliana, all’affermazione di Hamas in Palestina ha risposto prima un golpe di Fatah, realizzato grazie alle armi fornite da Egitto e Giordania e all’aiuto di Israele, e poi una carneficina del popolo palestinese, tutt'ora in corso mentre scrivo le mie impotenti parole.

In Kuwait è ancora medioevo: c’è un re onnipotente e istituzioni puramente decorative. In Arabia Saudita lo scenario è lo stesso, comanda la famiglia reale con il supporto di migliaia di marines. A dire il vero in Arabia Saudita è stata realizzata una riforma di facciata, che ha permesso ai media allineati di gridare al re amico della democrazia, peccato anche che questa sia stata una pagliacciata, visto che l'assemblea eletta ha solo la funzione di consulenza della vera autorità, il capo dell’assemblea nominato dal trono.. Non occorre spendere parole per dimostrare quanto la monarchia saudita sia vicina all’amministrazione americana, ma non è per questo che è invisa alle opinioni pubbliche musulmane. L’Arabia Saudita resta una monarchia feudale fondata sul controllo della rendita petrolifera; i suoi sudditi vivono un relativo benessere accuditi da milioni di lavoratori stranieri senza diritti.
Cosa abbia poi di democratico il governo dell’Afghanistan, insediato ormai da anni, o quale indipendenza abbia il governo iracheno, pur eletto sotto controllo americano, restano misteri gloriosi. Così come non ha nulla di democratico il governo somalo sponsorizzato da Washington e ancora meno democratico è il governo dell’Etiopia, cara alleata. E nemmeno a Washington la democrazia sembra essere messa troppo bene..tutto è legato.

Mi affido dunque nelle mani di Obama, sperando che le promasse fatte non risultino mere frasi di propaganda.

Intanto, però, mi riservo di salutare Il Presidente Bush con il dovuto rispetto meritato: VAFFANCULO!

2 commenti:

  1. obama non sarà da meno.
    è affiliato alla loggia massonica prince hall.
    informati anche tu!

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  2. Se vedi nei video sopra c'è zeitgeist, so di cosa parli, lasciamo che lo dimostri almeno..

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