giovedì 15 gennaio 2009

Alfano: La giustizia è pronta ad essere Ri(de)formata


Italiani prepariamoci ad un altro funerale. Dopo quello dell'Alitalia questa volta toccherà alla giustizia. Non sono chiari i provvedimenti che il governo si appresterà ad approvare, ma una cosa è certa: la giustizia non può funzionare se questo compito spetta a chi della giustizia è nemico. Inutile ricordare che 2 sulle 4 più alte cariche dello Stato hanno avuto rapporti poco chiari con "uomini d'onore". In primis, il nostro amato premier, tessera 1816 della loggia eversiva P2, che aldilà delle vicende giudiziare, ospitava uno "stalliere mafioso" in casa, che accompagnava i figli a scuola, e viveva con i suoi familiari. Stiamo parlando naturalmente di Vittorio Mangano, morto da egastolano mafioso in carcere, e definito unltimamente dal cavaliere "un eroe".
Poi c'è il presidente del Senato, Renato Schifani, anch'egli ha avuto rapporti poco chiari con membri di cosa nostra, ben documentati e innegabili,. E' bene sottolineare che qui non si punta il dito su vicende penalmente rilevanti , che è compito esclusivo della magistratura, ma su comportamenti che andrebbero quanto meno ripudiati dalla coscienza civile.
Ricordato brevemente il nostro panorama politico, torniamo ai fatti di oggi.
Angelino Alfano, il Ministro della giustizia in carica, oggi è stato ospite della trasmissione radiofonica radio anch'io, la quale ha messo a disposizione un canale telefonico per porre domande al Ministro stesso. Naturalmente le domande venivano preventivamente "selezionate" da un operatore telefonico. Ebbene si, sono stato censurato, o meglio, mi è stato impedito di porre ad Alfano le mie domande.
La trasmissione si è svolta nella menzogna più totale, tutte le domande fatte ad Alfano erano domande di "favore", ed anche quando non lo erano il Ministro non ha fornito alcuna spiegazione, come quando un radioascoltatore ha espresso il suo disappunto sul Lodo-Alfano.
Le mie domande erano sostanzialmente due, la prima, di carattere generale, era la seguente:
"Ministro, non le sembra un buon punto di partenza per una riforma della giustizia impedire il ricoprire di ruoli istituzionali a coloro che hanno avuto rapporti, anche non penalmente rilevanti, con le associazioni mafiose ?"
La seconda domanda era legata alla discusione che si stava svolgendo sulla cosiddetta "guerra tra procure", in cui il Ministro si autolodava per il suo pronto intervento, sottolineando come proprio pochi giorni fa avesse chiesto di fatto il LICENZIAMENTO per il procuratore generale di Salerno. Apicella, con i sostituti Nuzzi e Verasani si sono macchiati di “assoluta spregiudicatezza, mancanza di equilibrio e atti abnormi nell'ottica di una acritica difesa del PM De Magistris con l'intento di ricelebrare i processi che sono stati a lui avocati” e sottratti.
Il ministro Alfano ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di cacciare dalla magistratura – non di spostare in un altro ufficio, proprio di cacciare dalla magistratura – il procuratore capo di Salerno. La sanzione più grave in assuluto, che di solito si applica ai magistrati che hanno rapporti con la mafia, o che rubano, o che si vendono le sentenze. Apicella non ha avuto rapporti con la mafia, non si è venduto nessuna sentenza. E' un magistrato che ha solo lasciato lavorare i suoi sostituti su un'indagine che, evidentemente, gli pareva ben fatta e fondata.
Cosa sta facendo il ministro? Una cosa che non si può fare in nessuna democrazia dove viga la divisione dei poteri: sta sindacando il contenuto, il merito, di un provvedimento giudiziario.
Se non si riteneva giusto quello che hanno scritto i magistrati di Salerno nel provvedimento di perquisizione e sequestro per andare a prendere le carte al Tribunale di Catanzaro, i magistrati di Catanzaro, si dovevano rivolgere al Tribunale del Riesame di Salerno per chiedere che annulli quel decreto di perquisizione e sequestro. Semplicemente perchè la legge stabilisce che Salerno è competente su Catanzaro, e Catanzaro non è competente su Salerno!
Infatti alcuni imputati, a cominciare dall'ex procuratore Lombardi, accusato di corruzione giudiziaria, dalla moglie dell'ex procuratore Lombardi e dal figlio, Pier Paolo Greco, il senatore di Forza Italia Pittelli, ma anche Antonio Saladino, il famoso capo della Compagnia delle Opere in Calabria, in rapporti con tutta la politica di tutti i colori, hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Salerno per chiedere l'annullamento del decreto di perquisizione.
Bene, il Ministro MENTE SAPENDO DI MENTIRE. Venedi scorso infatti il Tribunale del Riesame, l'unico organo competente sulla questione, ha dato RAGIONE ad Apicella e alla procura di Salerno! Ha respinto il ricorso dei magistrati di Catanzaro e degli imputati delle inchieste di Luigi De Magistris.
“Letti gli articoli del codice, il Tribunale del Riesame di Salerno rigetta le istanze di Riesame avverso il decreto di perquisizione e sequestro e conferma l'impugnato provvedimento. Condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali”.
Come è ovvio, questa notizia non è uscita nè sui giornali, nè sulle televisioni. Ringraziamo dunque quei pochi giornalisti che ancora gridano fuori dal coro, e prendiamo atto ancora una volta dello stato di regime in cui la nostra informazione si trova.
Per ulteriori chiarimenti sui loschi passati di sopra citati, consiglio la lettura di:
I Complici, Lirio Abbate, Peter Gomez
Onorevoli Wanted, Marco Travaglio, Peter Gomez
Intoccabili , Saverio Lodato, Marco Travaglio

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